Il Cane, un Animale sociale.
Per Animale sociale si intende un essere vivente che trova ragione
di vita solo nell’ambito di una comunità.
Non tutti gli esseri sociali riescono a vivere in contesti di comunità
multiple (provviste di più specie animali), il Cane si, ma
il concetto di socialità per il Cane non è ‘’vivere
in una comunità fatta di tante famiglie’’ come
può essere per l’essere umano, è altresì
il ‘’vivere nella propria comunità’’.
Esiste una grande differenza fra il vivere nelle comunità
e il vivere nella propria comunità.
Per il Cane esiste il piccolo mondo del Branco/Famiglia, quel meraviglioso
piccolo mondo nel quale tutto si svolge per il bene di Esso, e dove
esiste un senso di collaborazione e di attaccamento che permette
ai soggetti che lo compongono di raggiungere un perfetto equilibrio
sociale.
Con questo non dobbiamo pensare però che il Cane non possa
vivere in un luogo dove sono presenti più comunità,
ma dobbiamo pensare che per lui ‘’uscire da casa’’
vuol dire ‘’andare fuori dalla tana insieme alla Famiglia’’
… fare, disfare, agire, operare, giocare, passeggiare, lavorare,
‘’vivere’’ con Essa e in Essa come è
nell’ambito della tana così anche fuori.
Egli vive nella Famiglia e per la Famiglia.
Questo concetto ha un significato molto profondo che trova la sua
radice/origine nell’attaccamento.
L’Attaccamento - Fin dal momento della
nascita, si crea fra Madre e Figlio, un legame che diventa sempre
più saldo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo
giorno. E questo accade fra tutte le Mamme che per natura crescono
i propri piccoli e tutti i Figli che necessitano di tale assistenza
per sopravvivere.
È un legame che ha un inizio e non ha una fine, ed è
per tutti ugualmente importante, pur essendoci delle diversità
a seconda della specie animale di appartenenza.
Di norma il Cane rimane con la sua Famiglia, fino ai primi due
mesi di vita, poi si unirà ad altre famiglie.
Il distacco dal Nucleo che per diritto di nascita gli appartiene,
è un momento molto particolare e molto forte, in un attimo
tutto il mondo del piccolo cessa e se ne apre uno nuovo ‘’sconosciuto’’.
Quando un cucciolo viene al mondo è l’odore e il calore
della Mamma a dir lui dove si trova e sono le sue cure a dargli
delle indicazioni di vita. Seguendo l’odore del latte emanato
dalle mammelle il piccolo troverà la via per sfamarsi; fra
il caldo pelo della Mamma regolerà la sua temperatura corporea
ancora assente di autoregolazione; sotto le delicate cure parentali
della Genitrice inizierà il percorso educativo nel piacere
di essere considerato.
Se tutto ciò venisse a mancare il piccolo non potrebbe crescere
nell’equilibrio sociale e il suo futuro si presenterebbe colmo
di lacune e incertezze, troppo spesso identificate come squilibri
psicopatologici ma che nella realtà sono soltanto mancanze
educative dettate da quella particolare attenzione che solo una
Mamma ha verso i propri Figli; a tali mancanze si rimedia facilmente
assumendo comportamenti, noi che lo abbiamo adottato, consoni alla
sua natura.
La Mamma è tutto per un Figlio!
Konrad Lorenz, nello studio degli Animali (nello specifico
delle Anatre), notò l’importanza nelle prime 24/48
ore di vita degli Anatroccolini di avere una guida che li conducesse
a fare il primo salto nel mondo! Appena nati infatti, seguono la
loro Mamma in ogni spostamento, e, se ella dovesse venire a mancare,
i piccoli seguono un qualsiasi altro oggetto in movimento.
Viene chiamato questo atteggiamento legame primario,
tradotto in necessità di qualcuno che si occupi del piccolo
per permettergli di sopravvivere. Il che non vuol dire solo nutrirlo,
lavarlo e metterlo a letto, ma anche e soprattutto trasmettergli
con la presenza e il contatto uno stato d’animo benevolo.
È infatti la vicinanza fra i due che alimenta un benessere
psicologico.
Il problema sorge nel momento in cui noi umani non riusciamo a
vedere se non con i nostri occhi umani e a ragionare se non con
i nostri pensieri e concetti umani, di gran lunga diversi da quelli
molto semplici dei nostri Compagni Cani.
Per questo motivo è di estrema importanza conoscere il linguaggio
naturale del Cane, fatto solo di cure parentali e atteggiamenti
educativi di riguardo che, oltre ad essere premura, gioco, baci
e coccole, sono anche disposizioni di ordine da non intendere mai
come sinonimo di crudeltà autoritaria alla maniera in cui
molti vogliono far credere allorquando vedono un atto educativo
fermo di un adulto e una risposta in ossequio di un piccolo il quale,
al contrario di ogni aspettativa umana, si mostra festante all’atto
assumendo movimenti sinuosi e fanciulleschi; ciò mettendo
a nudo la distorta concezione di sudditanza che abbiamo noi umani
facendoci pronunciare con parole di pietismo di fronte a quel che
vediamo, quando invece non è altro che un modo di dire ‘’sono
il tuo cucciolo, grazie per considerarmi tale’’; questo
stesso atteggiamento, lo mostrerà un domani da adulto, ponendo
in attivo il rispetto che nutre verso il suo Genitore; le cure parentali
e gli atteggiamenti educativi sono ciò che va inteso come
‘’considerazione quanto mai preziosa’’;
tale considerazione dice al membro della Famiglia: ‘’sei
importante’’ – ‘’tengo al tuo equilibrio
interiore’’ – ‘’ci tengo che tu cresca
sano nel corpo e nella mente’’.
Per non cadere nel concetto astratto e fantasioso dell’uomo
in merito a ciò che è la realtà espressiva
delle varie specie animali, dobbiamo sottolineare che per un Animale
‘’essere importante’’ vuole dire sentirsi
parte di te, e ciò che lo rende più felice e completo
è essere educato da te come farebbe la sua Mamma e condividere
con te momenti di riposo, di svago, di lavoro e di intimità
del focolare domestico, con tutto ciò che questo racchiude.
Dare il cibo migliore, scegliere la copertina con i disegni più
carini, portare il Cane a giocare al parco con gli amici e riempirlo
di baci e abbracci, non vuol dire fare il meglio per il Cane, vuol
dire solo essere il suo maggiordomo con il quale non ha che un rapporto
falsato fatto di superficialità.
Vivere con il Cane vuole dire accudirlo come farebbe la sua Mamma:
cibo, pulizie, educazione e collaborazione.
La Mamma mostra il proprio attaccamento al piccolo attraverso le
prime pulizie allorquando per stimolargli i bisognini lo lecca in
ogni dove, e lo mostra fornendogli la pappa (parliamo sia del rifornimento
di latte appena nato, sia delle parti di predine una volta che è
più grandino); e ancora lo mostra nell’educarlo a piccoli
passi nelle cose che da grande dovrà affrontare insieme al
Branco, e nel redarguirlo quando esagera nei comportamenti sbagliati,
lo mostra nel lodarlo subito dopo averlo ammonito, e nel farlo riposare
accanto a lei quando è tempo di dormire, lo mostra nel capire
se il piccino le mette le zampine addosso al costato per dire ‘’ho
un problema, mi aiuti?’’ o se invece intende ‘’non
voglio fare quello che mi chiedi’’, e ancora lo mostra
nell’essere presente quando è in difficoltà
e quando altri personaggi gli mancano di rispetto e lo mostra in
tante altre cose ancora, diverse ma con una componente comune che
dice al piccolo ‘’sei importante’’.
A tutto questo il piccolo risponde omaggiandola di feste quando
la vede, e lo spinge ad allinearsi a lei in passeggiata, ad interessarsi
ai suoi giochi educativi e ad affiancarlesi quando i giochi diventano
più seri, ad accettare e capire i momenti di svago, di serietà,
di riposo, a chiedere e a dare assumendo comportamenti di rispetto,
perché è nel rispetto che cresce.
Rispetto non vuol dire ‘’austerità’’
ma ‘’felicità’’, felicità
di appartenere, scopo principale di un Animale sociale che trova
la sua identità nel vivere con la Famiglia.
Perché il Cane del canile, più di qualsiasi altro
Cane vive con estremo disagio?
Perché tutto questo gli manca!
Facciamo un passino indietro e ricolleghiamoci all’odore della
Mamma, alla cucciolata e a tutto ciò che era e non è
più: che siano i piccoli arrivati in canile da soli o insieme
ai fratellini, che siano nati nel canile, che vi siano stati portati
con la loro Mamma, l’unica certezza che hanno è quella
della loro Famiglia se la possiedono , e se no (se non la possiedono),
non hanno certezza di ‘’niente’’.
Il luogo, il personale addetto, e chiunque si occuperà di
loro o di lui se sarà un cucciolo solitario, dovrà
fare le veci della Mamma trasformandosi in tana e in Balia come
avviene in Natura nel regno di Papà e Mamma Lupo allorquando
una disgrazia colpisce la Genitrice e alla cucciolata provvede la
Balia (se è un Branco già formato, altrimenti …
la cucciolata morirà).
Naturalmente ho fatto accenno al Lupo e alla Natura perché
il Cane altro non è che un discendente del Lupo, teoria questa
ormai stradocumentata ed erroneamente travisata da molti che vogliono
riconoscerlo come un Animale nato in maniera spontanea.
Il Cane è invece il frutto della manipolazione dell’uomo
di una sottospecie del Lupo (Canis Lupus) denominata Canis Lupus
Familiaris ossia la sottospecie che include quei particolari Lupi
che tanti anni or sono, avvicinandosi all’uomo hanno dato
origine alla sottospecie che in maniera generale li racchiude, racchiude
cioè elementi di più sottospecie che hanno ritenuto
opportuno lasciare il bosco e dare fiducia all’essere umano.
Ma benché il Cane non abbia origine naturale e sia il frutto
di variazioni di variazioni di variazioni dell’uomo, quest’ultimo
nel fissare alcuni dati fisici e psichici nelle varie razze, non
è riuscito a cancellare quel che Madre Natura ha saggiamente
imperniato nei loro avi e che indelebilmente si trasmette anche
in tutte le sottospecie e nelle loro variazioni. Sto parlando di
un codice comportamentale più o meno marcato ma comunque
presente, a seconda delle sottospecie se facciamo riferimento alla
vita nel selvatico e delle razze se parliamo di Cani (quando pronuncio
la parola ‘’razze’’ lo faccio solo per dare
un’indicazione al lettore in merito al discorso, se sto parlando
cioè del Lupo o del Cane).
Tornando al piccolo, dicevamo: colui che si occuperà della
Creatura o delle Creature dovrà personificare la Mamma o
la Balia.
È importante, memori della coscienza dell’importanza
della familiarità e del concetto di socialità che
essi sono in grado di vivere, che chi vorrà adottare un Cane,
per prima cosa permetta al cucciolo o cucciolone o adulto, che il
proprio odore divenga per Lui un odore familiare e che l’idea
di essere (l’adottante) solo un forestiero, con il passare
del tempo si trasformi in facente parte della Famiglia (non si può
dare una data/tempo in giorni o in ore perché ogni Cane ha
la sua personalità ed è da essa che dipende la celerità
o meno dell’adozione).
Se si precorreranno i tempi, è facile che il soggetto adottato
viva il disagio del distacco dalla sua vera Famiglia o da quel luogo
in cui, anche se non era proprio una reggia, in un modo o nell’altro
aveva trovato un senso di appartenenza – vuoi perché
c’era ancora o c’era stato il resto della sua Famiglia,
vuoi perché c’era la persona che lo aveva accudito,
vuoi perché fino a quel momento non aveva conosciuto altro
o di meglio.
Esistono soggetti che si mostrano da subito contenti di venir via
con l’adottante; questi Cani nel loro comportarsi in tal modo
mettono in luce in maniera attiva quel che invece non mostra chi
rimane un po’ nell’ombra, e dicono cioè a parole
giganti, il grande desiderio di vivere la propria socialità
in una Famiglia reale.
Ho accennato per un attimo soltanto all’idea dell’adozione
di un cucciolo, di un cucciolone o di un adulto, e visto che fino
ad ora avevo solo nominato il piccolo, ci tengo a precisare che
quanto illustrato è un breve resoconto di quello che è
l’inizio di una storia che ha valore sia per il cucciolo,
che per il cucciolone, che per l’adulto, che per l’anziano.
Consigli utili
Una volta portato a casa il nostro Compagno non dobbiamo avere fretta
di mostrarlo al mondo, non dobbiamo avere fretta di insegnargli
subito tutte le regole della casa e non dobbiamo avere fretta di
pretendere da lui pulizia nei bisognini ed educazione nei nostri
confronti e nei confronti del resto della famiglia se esiste un
resto di famiglia.
Ci sono delle cose molto importanti che lui deve valutare e noi
abbiamo il dovere di capire quali sono i suoi tempi di affiatamento
con noi e con tutto il resto.
È importante fargli conoscere la casa, conoscere
le persone della casa, assorbire tutti gli odori dell’ambiente
domestico e dei suoi componenti, presentati dalla persona
che per prima il piccolo ha conosciuto e a cui si è affidato.
Non bisogna avere fretta di trovare una soluzione al problema
bisognini: se è un Cane abituato a sporcare in box
non possiamo pretendere da subito che sappia che in casa non si
sporca. Nella sua conoscenza atavica c’è ‘’lo
sporcare in tana e c’è la Mamma che lo pulisce; di
seguito, una volta usciti nel giardino di casa, c’è
lo sporcare lì e non più in tana, dopodiché,
raggiunta una certa età e nel nostro caso una certa confidenza
con noi, c’è l’uscire dal giardino di casa e
lo sporcare fuori’’. Accade però che alcuni Cani,
una volta fuori dal giardino, si tengono i bisognini fino a che
rientrano e appena rientrati con aria liberatoria e soddisfatta,
si lasciano andare. Queste Creature non riescono a liberarsi fuori
perché ancora non si sentono così sicuri da far conoscere
il proprio odore al mondo, per cui saggiamente, espletano solo dove
si sentono sicuri. Con il tempo da soli decideranno di sporcare
anche fuori e quando lo faranno sarà per loro una vera conquista!
… (per giardino si intende anche una stanza della casa o un
luogo particolare che può essere ad esempio, l’ingresso
).
Può capitare anche che i bisognini vengano lasciati in casa
oltre che fuori, sia per un semplicissimo bisogno (scappava e non
si è riusciti a trattenersi) oppure per una piccola insicurezza
dettata da una situazione particolare che ha posto nel Cane un interrogativo
a cui non ha saputo rispondere e non sapendo come uscire da quella
situazione che lo ha destabilizzato, ecco che ha trovato la soluzione
più adeguata rafforzando il proprio odore con ‘’un
ricordino’’. Non è un atto di dominanza, e quanto
mai è un dispetto, cosa quest’ultima oltretutto impossibile
da formulare da parte di un Cane, poiché è un concetto
astratto che impone un ragionamento complesso di verifiche e presupposti,
troppo articolati per la sua mente semplice.
Una delle primissime cose che di norma si fanno come accogliamo
un Cane nella Famiglia è quella di dar lui un nome. Il
nome è per noi l’identificazione dell’individuo,
è ciò che più di ogni altra cosa distingue
il singolo fra i singoli.
Forse è la cosa più facile da insegnare al nostro
Cane, perché spontaneamente la associazione a cose molto
piacevoli, tipo una carezza, un biscottino, un sorriso. Attenzione
però a non credere che sia la carezza o il biscottino o il
sorriso a permettere lui di apprendere che quel particolare suono
sia il suo nome, perché il Cane non possiede il concetto
di nome in quanto identificativo dell’essere, e difatti appena
presa un po’ di confidenza quel nome avrà valore soprattutto
sui suoi documenti o nel momento in cui parliamo di lui con un amico
o una persona qualsiasi, perchè quando ci rivolgeremo a lui,
ogni tanto lo chiameremo con il suo nome e molto più spesso
con vari nomignoli e appellativi di ogni genere.
Ciò che associa il nostro Cane quando sente pronunciare quel
suono, è la nostra disposizione d’animo che, principalmente,
gli permette di fare l’abbinamento che ci induce a pensare
(in maniera molto umana) che egli abbia imparato il suo nome. Se
così non fosse, non si volterebbe quando storpiamo quel vocabolo
e non si volterebbe quando lo chiamiamo in mille altri modi.
Questo breve discorso per esortare chi vuole dividere la propria
vita con questi meravigliosi Compagni, a cercare di pensare e di
vedere le cose un pochino di più dal loro punto di vista
e non dal nostro, poiché noi possiamo arrivare al loro modo
di formulare concetti, loro al nostro no, altrimenti non ci sarebbe
bisogno di uno studio approfondito del loro pensiero, ci parleremmo
e basta, senza star lì troppo a pensare.
Il collare il guinzaglio la pettorina
Il collare è un oggetto che si applica al collo del Cane
e non ha nessun significato negativo se non nel momento in cui viene
usato in maniera errata, come del resto può esserlo anche
una pettorina o un guinzaglio.
Vivendo in una società che ci obbliga l’uso di attrezzature
per limitare il raggio di azione del Cane, è bene insegnare
al nostro Compagno ad indossarle prima dentro casa e poi fuori.
Dapprima faremo indossare al nostro Amico, un collarino di stoffa
morbido, fisso. Fisso vuol dire non un salva-pelo a catenella e
non un semi-strangolo, ma una fettuccia a misura. Glielo faremo
indossare tutte le volte che ci viene in mente di farlo: appena
lui si sarà svegliato, prima della pappa, prima di farlo
uscire in giardino, prima di giocarci… o subito dopo, non
fa differenza.
Il significato del collare – un legame – in Natura,
Mamma per spostare i cuccioli ancora molto piccoli, li prende dalla
parte superiore del corpo, il piccolo tranquillo e fiducioso si
lascia trasportare senza obbiettare (i contatti con quella particolare
parte hanno significati diversi).
Il collarino può provocare effetti diversi (risposte diverse)
a seconda del modo in cui viene fatto indossare o usato (posta la
domanda). Parimenti sarà per il guinzaglio - un cordone ombelicale
che, in quanto tale, è l’emblema del legame che unisce
due esseri viventi, ma se questo legame non è sano, ecco
che il cordone può essere d‘impaccio. All’inizio
dovrà essere indossato in un ambiente familiare, un ambiente
dove il cucciolo si senta tranquillo e non sia attratto da altro
all’infuori di noi. Farci seguire in casa con il guinzaglio,
non sarà un problema come non lo è senza. Il guinzaglio
è solo un mezzo per limitare al Cane, la possibilità
di farsi male in una società non creata a misura per gli
Animali.
La scelta della tipologia di collare e del guinzaglio è comunque,
in linea di massima, facoltativa.
La pettorina: anche la pettorina ha due significati ben distinti,
che hanno una certa relazione fra loro ma dipende dalle circostanze
e come sempre dal carattere del soggetto che la indossa e dal rapporto
che ha con il suo compagno.
La pettorina è di fatto un ‘’abbraccio’’,
ma un abbraccio può essere confortante così come può
essere impositivo. Se parliamo di pettorine di vecchia concezione,
ossia quelle da ‘’traino’’ e quelle a forma
di ‘’x’’, solitamente entrambe imbottite,
parliamo di due attrezzi che dicono al Cane siamo con te, e lo esortano
ad andare avanti forti nel legame che tiene uniti Cane e uomo. Queste
pettorine vengono usate con i Cani delle famosissime Mute dei ghiacci
e con i Cani che praticano discipline sportive dove l’unione
con il proprio conduttore nelle fasi di allenamento è di
fondamentale utilità - il compagno umano ha un ruolo di guida,
e attraverso quegli attrezzi, dice al suo Cane o ai suoi Cani ‘’sono
con voi’’.
Diversa, molto diversa è la pettorina ad ‘’H’’,
che altro non è che un attrezzo formato da due lacci che
cingono trasversalmente il costato e il collo del Cane tenuti insieme
da altre due stringhe longitudinali. Questo tipo di pettorina, nel
momento in cui il Cane assume un’andatura che porta il guinzaglio
in tensione, provoca un fastidio del cinto nei due punti critici
del corpo.
Anche per questo tipo di attrezzo, come sempre è la coscienza
dell’uomo e la sua sensibilità a farne un buon aiuto
o no.
Le pulizie – le orecchie, gli occhi, il
pelo (uso della spazzola) . La pulizia delle orecchie, degli occhi,
delle zampine e del manto, sono dei particolari di attenzione e
premura che ogni Mamma o Balia, ha verso il suo pupillo. Se vogliamo
sono atti anche impositivi in quanto chiedono al piccolo di star
buono per potersi far visitare ed eventualmente pulire. L’igiene
anche se può sembrare strano, è per il Cane molto
importante. Da cucciolini è la consapevolezza del dover esser
puliti che spinge le Mamme a visionarli di continuo e se occorre
a pulirli là dove è necessario. Inoltre, non lasciare
tracce di bisognini (se sono i bisognini che ha pulito) è
sinonimo di non presenza, e ‘’chissà chi c’è
nascosto dietro l’angolo a spiare’’ (predatori/cacciatori),
di certo può pensare la Mamma che si appresta quindi a togliere
ovunque le tracce di presenza che hanno un particolarissimo odore;
per pulire ovunque è inteso anche pulire il piccolo.
Delicatamente ma con fermezza, ella perlustra il figlioletto e,
attraverso le pulizie, similmente l’adottante verifica lo
stato di salute del suo Pupillo apponendogli le sue prime cure parentali.
E parlando di cure, molte volte la Mamma attraverso i suoi baci
massaggia le pancine rose dei piccoli quando essi si lamentano ,
e sotto quei caldi baci stimolanti e appaganti, le Creature si rilassano.
Le cure hanno effetto sia educativo – stai buonino che devo
lavarti – sia effetto calmante – rilassati piccino ci
sono qua io .
Vi ricordate di quella frase che da bambini ci dicevano sempre quando
avevamo un dolore da qualche parte e una piccola ferita? …
‘’ti do un bacino e tutto passerà’’
.. ecco, è proprio da questo comportamento di cura delle
Mamme verso i Figli che ha acquistato il suo significato. - Senza
fraintendere logicamente che le cure siano solo carezze, perchè
sono molto di più, più vaste, più complete
... interpretare le cure unicamente come ''carezza'' è sciocco
e dà segnale di superficialità ... oltrettutto le
cure non sono oggetto di comunicazione che avviene in situazioni
''non intime'' : apporsi ad atteggiamenti di cura in luoghi ''comuni''
è quanto mai ''fuori luogo'' e destabilizzante -
La cuccia non è altro che quel posticino
privato dove possono accedere solo gli intimi. Se dovessimo definirla
con un termine più appropriato a noi, diremmo che è
l’alcova. Viene da se capire quale importanza essa racchiuda.
È un luogo magico dove tutto il resto del mondo non ha accesso
ed è un luogo dove potersi ritirare per stare tranquilli,
riposare indisturbati o rifugiarsi quando si ha un problema e non
si è abbastanza forti per superarlo. È normalmente
il luogo dove il Cane si mette aspettando il ritorno dei familiari
o quando ha bisogno di riposare. Per cuccia il più delle
volte si intende la casina di legno che ricorda nel Cane la tana,
ma è anche la coperta adagiata sul pavimento in casa o il
lettino, e a volte il sotto del letto.
È un posticino molto importante che non deve mai mancare.
Il cibo è un momento come tanti altri ma
che molte persone vivono in maniera esagitata.
Dare la pappa al proprio Cane è la cosa più naturale
che c’è.
Prepariamo il suo cibo, lo versiamo nella sua ciotola, glielo porgiamo.
Il Cane si appresta a mangiare più o meno voracemente a seconda
dell’appetito e del carattere.
Quando Mamma Lupa porta il cibo ai suoi piccoli, cattura la preda
(prepara la pappa), la pone a terra (la versa nella ciotola e gliela
porge), lasciando che i piccoli si sazino, senza andare a verificare
se essi si rivolteranno o meno nel momento in cui lei rivolesse
il cibo.
Quest’ultima dicitura non ha alcun senso! Mamma Lupa o Mamma
Cane, non rivogliono il cibo e non fanno le prove per constatare
se il piccolo ringhierà loro difendendo la pappa.
Perché dovrebbero rivolere il cibo, se lo sono tolto dalla
bocca per i Figli, non ha alcun senso riprenderlo, e l’operare
in quel senso darebbe mostra ai piccoli di atteggiamenti squilibrati!
Chi pone le mani nella ciotola del Cane per fare le verifiche, mostra
al Cane un’insicurezza che se il poverino tollera, non accade
nulla, se invece non la tollera, o si stacca dalla ciotola o dice
chiaramente ‘’ma che stai facendo?’’
Mettere le mani dentro la ciotola quando il piccolo o il giovane
o l’adulto sta mangiando significa:
- Se siamo il leader lo inibiamo
- Se siamo un pari grado lo sfidiamo
- Se siamo un subalterno elemosiniamo
Ricordiamo - La mano dell’uomo è, per il Cane, similare
alla bocca; un’altra bocca nella ciotola, vuol dire che sta
rubando o che sta contendendo o che sta togliendo con imposizione.
Quando il leader si stacca dal pranzo, vuol dire che lascia il resto
della pietanza alle truppe; Egli non torna indietro mostrando un
ripensamento (insicurezza), non torna a mettere in discussione chi
si è avvicinato, e non torna tantomeno per elemosinare.
Se l’uomo che, per avere il rispetto del suo Cane, ha bisogno
di mettere la mano nella ciotola mentre il poveretto sta mangiando
(non dimenticando che è stato lui stesso a concedergli di
mangiare), oltre a non raggiungere lo scopo per l’assurdità
dell’intenzione, sta chiaramente inviando messaggi di ‘’squilibrio’’.
Diverso è se il Cane ha raccolto o rubato del cibo di cui
non doveva appropriarsi (cibo avariato, tossico, ecc.), situazione
nella quale invece la mano dell’uomo deve intervenire aprendo
la bocca del Cane per togliere quello che contiene.
È un comportamento impositivo sul Cane, che viene accettato
dal soggetto che lo subisce, solo se quest’ultimo riconosce
in chi lo fa, una guida; è un atteggiamento attuato a fin
di bene e non va confuso con un atto volto a creare un conflitto,
poiché il conflitto è già esistente se tale
atto non viene accettato.
Lo star solo
Quando la casa avrà preso un aspetto familiare, per il Cane
non sarà un problema rimanere solo. In Natura i Lupetti sono
abituati a stare tranquillamente nella tana o nelle zone rendez-vuos
(giardino di casa) quando i Genitori vanno fuori a cacciare, essi
sono abituati da sempre a vedere la loro Mamma assentarsi anche
se per pochi minuti, e sparire al di là della collina. Nel
momento in cui il Cane avrà assorbito tutti gli odori di
casa, e si sentirà parte della Famiglia, non avrà
alcun problema ad aspettare tranquillo il ritorno dei suoi familiari.
Se nell’attesa del ritorno si annoierà, è normale
che troviate al vostro rientro un mobile rosicchiato o un tappeto
smangiucchiato, d’altronde anche noi, nelle attese inganniamo
il tempo leggendo un libro o guardando la televisione o sfaccendando
per casa.
Quindi, abituare il Cane piano piano a stare solo (la Mamma esce
dalla cassa parto i primi giorni solo il tempo di andare a fare
i bisognini e per alimentarsi), pochi minuti per volta, sarà
solo un riattivare in lui un ricordo che conosce da sempre.
Unica grande raccomandazione, è quella di capire che oramai
gli odori dei familiari sono per lui la sola essenza importante,
tralasciamo quindi di confonderlo con odori emanati da effusori
particolari che richiamano un qualcosa che ha conosciuto, ma che
nel luogo dove ora dimora non ha più il significato che aveva
in un altro luogo e che potrebbe far cadere il piccolo nello sgomento,
inducendolo a cercare qualcosa che è stato molto importante,
qualcosa di cui sente l’odore, ma non collega che al nulla;
nella nuova casa chi possiede quel particolare odore non c’è,
non c’è mai stato e mai ci sarà. La sensazione
che danno a chi osserva, questi poveri Cani a cui viene dispensato
quel particolare odore per tenergli compagnia, è di tranquillità.
Ma in realtà così non è perché il soggetto
apparentemente calmo vive di fatto una forma di assente apatia totale
(forma autistica).
Gli amici fondamentale è la Famiglia, ricordiamo
il concetto di socialità del Cane quanto mai diverso da quello
degli uomini, anche se condividere alcuni momenti con conspecifici
non è sbagliato. Sbagliato è il pensare che gli amichetti
siano più importanti della Famiglia, e che si impronti l’ora
di svago solo ed esclusivamente con il portarlo al parco. Importante
è un gruppo dove potersi esprimere in maniera più
canina rispetto a come può esprimersi con noi, ma non deve
essere la valvola di sfogo, l’occasione per fare qualcosa
ed uscire dalla monotonia di un rapporto che condivide un tetto
e null’altro.
Attenzione poi agli amici che si scelgono, siano equilibrati e conoscano
il rispetto, che sappiano come comportarsi e non diano mai segnali
di impazienza.
E anche se gli amici sono i più bravi e i più buoni
del mondo, mai smettere di vegliare sul gruppetto che gioca, mai
lasciar correre un’incomprensione o un chiarimento un po’
troppo forte, perché essi non hanno molto senso visto che
si tratta di elementi di Branchi differenti che si incontrano in
un territorio comune ma che in realtà è terra di tutti
e di nessuno, con tutto quello che questo comporta.
Il gioco è la base delle esperienze comunicative
del Cane ed è il fulcro della crescita conoscitiva.
Tutte le azioni e le fasi di sviluppo, passano attraverso i canoni
del gioco, inteso non come attività con scopo unico di divagare
ma come attività ludica dedita all’insegnamento di
ciò che un domani dovrà essere affrontato. Parliamo
logicamente di quello che avviene in Natura nel mondo del Lupo,
ma siccome suo Figlio Cane non è molto diverso dal Genitore
selvatico, è importante instaurare un rapporto ludico anche
con il proprio Compagno. Per attività ludiche si intendono
quelle attività che richiedono un’interazione globale
fra i due (uomo e Cane), favorendo l’accrescimento del legame
che giorno dopo giorno si fortifica e dà potere al rapporto
che si sviluppa solo nel rispetto degli individui e della loro soggettività
di razza e di specie. (nomino razza non per escludere mix-breed,
ma solo per sottolineare una diversità caratteriale e quindi
dispositiva di un soggetto rispetto ad un altro).
L’educazione è l’insieme degli
insegnamenti, è l’ordine delle regole che si impartiscono
agli alunni – ai figli – per guidarne la personalità
verso una coscienza sociale.
Quando una Mamma-Lupa insegna ai suoi piccoli le basi della socializzazione,
lo fa con pazienza e delicatezza; quando deve riprendere un’azione
sbagliata dei suoi piccoli, li redarguisce in maniera decisa e delicata,
molto più simbolica che materiale, mimando e toccando anche,
ma mai in modo da poter arrecare un danno psico/emotivo, e lo fa
esclusivamente per insegnare una regola di comportamento; stessa
cosa avviene quando ad interagire è Mamma-Cane con i suoi
piccoli. E allo stesso modo intervengono le Balie.
Importantissimo da menzionare è lo stato d’animo con
cui l’insegnante si appresta a dialogare con i suoi discepoli,
e cioè, uno stato di equilibrio che in ogni frangente, sia
nel riguardo di azioni delicate sia nel riguardo di azioni più
decise, rimane tale, senza dare mai segno di perdita del controllo
dei nervi.
Quando ci accingiamo ad educare il nostro Cane dobbiamo farlo pensando
sempre che davanti a noi c’è un Cagnolino che ha bisogno
di sapere cosa è giusto e cosa non lo è, perché
senza le certezze di alcune regole di base del comportamento sociale,
egli non è in grado di vivere nel contesto del Gruppo, il
che lo porta ad assumere una serie di comportamenti non idonei che
lo destabilizzano.
La colpa della sua destabilizzazione non è da ricercare in
sciocche malattie, ma nella sola cattiva educazione.
Da non dimenticare mai che tutti i comportamenti non
graditi del nostro Cane sono solo domande che lui ci pone, domande
a cui , per il suo bene, abbiamo l’obbligo di rispondere.
Nessun comportamento errato del Cane è segno di squilibrio
psicopatologico ma è unicamente dettato da una non idonea
educazione intesa come non conoscenza del comportamento sociale.